Il dilemma della scelta del tasso d’interesse per il proprio mutuo è e sarà
sempre il primo dubbio da sciogliere. Dunque, tasso fisso o variabile?
Tasso fisso o variabile
In base all’esperienza, si sa che quando il tasso d’interesse non si allontana molto dal 5%, è il caso di scegliere il tasso fisso. Invece, se il tasso supera la soglia del 5 %, è preferibile passare al tasso variabile. Questa indicazione generale ovviamente non è l’unica da prendere in considerazione nella valutazione del tasso d’interesse da utilizzare.
Intanto, bisogna tener presente che il tasso d’interesse variabile ha la sua maggior importanza nei primi anni di un mutuo, ovvero quando il debito è maggiore.
Ancora, si può notare come il debito residuo diminuisca più velocemente con tassi più bassi.
Un’altra osservazione riguarda l’andamento del debito residuo a tassi diversi. Va infatti segnalato che con tassi più bassi il capitale si riduce più in fretta.
Assicurazione con il Tasso CAP
Per proteggersi dal tasso variabile, una soluzione può essere il cosiddetto Tasso CAP (“Capped Rate”).
In pratica, si tratta di un’assicurazione che copre le rate relative ad un aumento del tasso oltre un certo limite. Ovviamente, il costo assicurativo genera un tasso maggiore, in genere dello 0,50-0,70%. Con tale assicurazione, il richiedente conosce a priori il tasso massimo a cui potrebbe andare incontro.
Ammortamento a durata variabile
Tasso variabile con rata fissa? Basta scegliere l’ammortamento a durata variabile. In questo caso ciò che cambia è la durata e il numero delle rate.
Dunque, non si tratta di un vero e proprio risparmio, ma piuttosto di un metodo comodo. Infatti, avere una rata costante, indipendente dalla variazione del tasso d’interesse, è più semplice. Ma l’oscillazione del tasso comunque viene recuperata sulla durata, dilatandola o restringendola a seconda dei casi.